Di: redazione1
13 Novembre 2019
Categorie:
Be leaving – Believing
di Monica
Nel suo ultimo libro Possiamo salvare il mondo, prima di cena, Jonathan Safran Foer attinge alla storia occidentale recente e alla sua storia familiare per indagare sui meccanismi che ci fanno restare paralizzati o indifferenti di fronte alla necessità di cambiare le nostre abitudini per contenere gli effetti dei cambiamenti climatici in atto.
Uno degli episodi ha come protagonista la nonna di Safran Foer, che fuggì dal suo villaggio polacco a 20 anni per salvarsi dal massacro degli Ebrei d’Europa. Si lasciò dietro quattro nonni, la madre, due sorelle, cugini e amici. Non sapeva più di quello che sapevano gli altri: i nazisti stavano avanzando e sarebbero arrivati di lì a poco. Se ne andò perché “Sentiva di dover fare qualcosa“. La sorella, nel salutarla, si tolse l’unico paio di scarpe che aveva e lo diede a lei dicendo “Sei fortunata ad andartene” (You are so lucky to be leaving). Nel sentir raccontare questa storia, Jonathan bambino capiva: “You are so lucky to believing“ (Sei fortunata a crederci). Chi rimase, in realtà, non era meno coraggioso, meno intelligente o meno intraprendente. Solo non credeva che stesse per succedere qualcosa di diverso da quello che era successo tante altre volte.
Quando chiesero a Raymond Aron, fuggito all’epoca a Londra, se fosse a conoscenza di quello che stava succedendo nell’Est Europa, questi rispose: “Lo sapevo ma non ci credevo, e siccome non ci credevo non lo sapevo.“
Questo è forse il black out che ci trova immobili e resistenti dentro alle nostre abitudini, pur sapendo che “Dobbiamo fare qualcosa”.
Nel laboratorio dell’11-12 ottobre, anteprima del Corso Attivista per il Clima, abbiamo cercato di sostare sul passaggio delicato e decisivo tra il conoscere, il crederci e il sapere. Con Norbert Lantschner, Marina Mazzanti e Mario Baldoni, si è tentato di avviare un dato oggettivo sulla via del sentire, di connettere una serie di informazioni scientifiche con le nostre radici emotive, perché ognuno di noi potesse sapere con tutto se stesso. Perché il sapere ci scuota in direzione di un “Fai quello che puoi, dove sei, con quello che hai”, dentro una visione di futuro.
La nonna di Safran Foer, andando via di casa, prese il cappotto invernale anche se era giugno.
Ma non è bastato. Non basta. Non ci si salva da soli.
Quando si vuole proteggere un valore, gli individui devono fare gruppo, incidere sul piano politico- economico, su quello educativo, su quello culturale. Ceare un’onda fisica di relazioni ed azioni, un’onda energetica di saperi, saggezze e possibilità da mettere in campo, insieme.
Il come è da sperimentare.
Il come è da sperimentare.
Casa dell’Ecologia Umana
Fano, via Roncosambaccio n. 149/a (PU)
Per iscrizioni e informazioni:
334 7009556 Marina
email: corsi@ecologia-umana.it