Domenica 17 novembre ha avuto luogo il primo  degli incontro del nuovo ciclo di GET che si concluderà a maggio 2020.

Nei GET si lavora “duro”: si lavora tanto su stessi, con il coordinamento e la supervisione sempre saggia ma mai invadente di Mario Baldoni e Marina Mazzanti – certo si vivono momenti intensi, “ribaltoni” interni, emozioni vive e a tratti fortissime, certo ci possono essere dolori da far uscire e poi sanare ma è altrettanto certo che risate, carezze, abbracci, ma anche un semplice sguardo di sostegno non mancano e riempiono l’atmosfera con un sapore che “sa di buono”, che sa di casa, come quando, finalmente, ci si ritrova e ci si riconosce – tutti interi.

I lavori del GET iniziano la mattina e proseguono fino al tardo pomeriggio, con in mezzo la sempre piacevole (e attesissima!) pausa merenda e, naturalmente, il pranzo.

Come è abitudine di questi incontri, per i momenti di merenda e pranzo ad ognuno viene chiesto di contribuire portando qualcosa, ma questa volta vi è stata una piccola richiesta in più: ad uno dei partecipanti è stato chiesto di portare una poesia da leggere prima del pranzo, mentre si era seduti tutti assieme al tavolo apparecchiato della sala, circondati dal grigiobianco del cielo e dal verderosso autunnale degli alberi.

E’ stata scelta una poesia di Chandra Livia Candiani, riuscendo un poco ad evocare il senso di armonia che l’essere lì, tutti assieme, nella condivisione più vera e viva dell’essere umano, sempre nasce.

C’è una tenerezza gigantesca
oggi
negli alberi,
quanta scapigliata bellezza
oggi
sotto vento.
E arriva fino a qui
e mi affratella,
dice tu
e anche vieni resta scuci
il senso,
esci veglia
non spostarci da qui
non fare metafora
né spettacolo
di nostro inchinarci tutti interi
alla forza grande,
siamo così
in un amen
tutto devoto tutto
che sia.

 (C. L. Candiani – da Fatti Vivo – 2017, ed. Giulio Einaudi Editore)