I mondi infiniti della narrazione
di Daniela
Tutte le civiltà antiche hanno creato miti, più antica tra tutte le forma di narrazione a noi conosciute.
Se chiedo ad un mio alunno di prima media, “Che cos’è un mito?” mi risponderà “Il mito è un racconto. Serviva per rispondere alle domande che gli uomini si ponevano sul senso delle cose, sui fenomeni naturali, sull’origine della vita”.
C’è qualcosa di più eterno di questo nella storia dell’umanità?
La narrazione è un bisogno dell’uomo, ciascuno di noi racconta e ascolta storie; possono essere esperienze personali, fiabe, romanzi, ricordi, visioni sul futuro.
La narrazione agisce, a mio parere, almeno su tre livelli.
Dal punto di vista fisico raccontare storie a voce alta significa immettere nello spazio vibrazioni che collegano un emittente e un ricevente e questo stabilisce una relazione.
Narrare crea un legame e spesso è un legame che fa comunità e allena all’ascolto. Nella mia esperienza come insegnante non ho mai trovato una classe, nemmeno la più vivace, capace di resistere al potere delle storie: entro nell’aula, saluto, c’è chiasso, e movimento, tiro fuori il libro e i ragazzi si siedono, serve un po’ di tempo ma, come se diventassimo un organismo unico, loro si acquietano al suono della mia voce che legge una storia.
La narrazione ha anche un potere creativo: le storie creano mondi. L’immaginazione dell’uomo si nutre attraverso l’ascolto e la lettura di storie; questo potere creativo consente all’uomo di rispondere alle sue domande, sia a quelle personali sia a quelle universali.
Nelle storie si fanno incontri, si viaggia, si abitano luoghi e, come nella vita, lì si cambia, a volte si cresce.
In questo momento abito con i miei alunni l’albero di Tobia (“Tobia” di Timothée de Fombelle) e un monolocale nella periferia di una grande città con Bart (“La ballata del naso rotto” di Arne Svingen), con i miei figli abito la Letteratura dell’Ottocento e del Novecento, con mio marito abito le storie del nostro “ogni giorno” e alla sera, prima di addormentarmi, abito l’hotspot di Samos con Nicolò Govoni.
Credo che la narrazione abbia anche un potere politico, ovvero che possa spingere ad una consapevolezza civile e ad un agire per il bene comune.
Vivere con l’immaginazione altri mondi educa il pensiero alla pluralità, lo allena al fatto che i punti di vista sono tanti e tante sono le verità possibili; le storie offrono sempre un’alternativa, sviluppano il senso critico e obbligano ciascuno di noi a scegliere.
In questa fase della sua storia, l’umanità sta attraversando uno stretto collo di bottiglia; come sopportare il dolore e la fatica? Come tenere viva la speranza? Come costruire una comunità globale e una casa comune? Facciamoci aiutare da una storia….
Casa dell’Ecologia Umana
Fano, via Roncosambaccio n. 149/a (PU)
Per iscrizioni e informazioni:
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