La Bellezza omeopatica

di Simone Sideri

Sono a casa, come tutti d’altronde, ma all’inizio non mi sentivo fermo né in quiete.

Le abitudini spingevano nella solita direzione, e quindi accumulavo, accumulavo, accumulavo notizie, decreti, riflessioni.

Ora sento che non mi faceva bene questo mantra del “cosa succederà?”.

Per fortuna a casa non sono solo, i bambini mi chiedono di essere presente. Allora abbiamo iniziato a disegnare insieme, costruire, impastare con l’argilla, abbiamo cercato parole da colorare, parole da usare come formule magiche per prendere il buono di questo tempo.

Mi ritornano spesso alla mente le parole con cui Edgar Morin apre il suo saggio “Affrontare le incertezze”, citando Euripide: “Gli dèi ci creano tante sorprese: l’atteso non si compie, e all’inatteso un dio apre la via”.

Sento che non è così scontata e semplice la via che si apre, ma guardo ciò che ho intorno con il desiderio di comprendere meglio questo tempo strano. Cerco di comprendere le parole di Mariangela Gualtieri quando dice “forse ci sono doni”, anzi avrei proprio voglia di sentirle nel profondo, dopo averle comprese.

Il nostro appartamento ha iniziato a riempirsi di disegni, così abitiamo tutti i giorni le solite mura, ma si aggiungono alle pareti dei colori nuovi. Questo portare lo sguardo ai disegni appesi, mi ha risvegliato l’attenzione sulle stampe di Matisse che dominano la parete del soggiorno, anch’esse piene di colori. Ma soprattutto mi hanno ricordato la storia di Matisse legata a questi disegni: a seguito di una difficile e dolorosa operazione chirurgica, l’artista si ritrova salvato ma profondamente debilitato, tanto da passare la maggior parte del suo tempo seduto sulla sedia a rotelle o a letto. Questa malattia toglie a Matisse la possibilità di dipingere e utilizzare i pennelli, ma non di continuare a immaginare e creare. Così inventa una tecnica a collage, inizia a “dipingere con le forbici”, ritagliando direttamente i colori. I suoi ultimi quadri, pieni di forme sinuose, allegre e colorate, sono per me un rinnovato stimolo all’accettazione dell’inatteso, o meglio alla sua trasformazione.

Vorrei aggiungere a queste immagini le parole di Vito Mancuso sul potere salvifico della Bellezza, intesa però in senso ampio come “bellezza omeopatica”: “la salvezza scaturisce da dentro di noi, precisamente dall’accordo tra noi e il mondo da cui proveniamo e di cui siamo fatti, senza richiedere l’intervento di un principio attivo a noi esterno, che il nostro organismo e la nostra mente non conoscono. La bellezza non ci è estranea perché scaturisce dal medesimo principio posto alla base del nostro organismo, cioè l’armonia”.

Eppure questi giorni mi spingono ancora oltre, alla necessità di una “comprensione dilatata”, uno sguardo che tenga insieme la specie umana tutta e la natura di cui è parte. Vorrei partire da me, dal quotidiano, ma sentire veramente “fino a che punto sono inseparabili la preoccupazione per la natura, la giustizia verso i poveri, l’impegno nella società e la pace interiore”.

L’accettazione della nostra fragilità può portarci dei doni inattesi, proprio come Matisse ha saputo fare con i suoi quadri.

 

Riferimenti bibliografici:

  • Per i quadri vedi “Jazz”, libro d’artista di Henri Matisse, XX Tavole
  • Edgar Morin: “I sette saperi necessari all’educazione del futuro” – Raffaele Cortina Editore, 2001
  • Vito Mancuso: “La via della bellezza” – Garzanti Editore, 2018
  • Papa Francesco: “Laudato si’, lettera enciclica sulla cura della casa comune” – Libreria Editrice Vaticana. 2015
    Prefazione, Punto 10:“fino a che punto sono inseparabili la preoccupazione per la natura, la giustizia verso i poveri, l’impegno nella società e la pace interiore”.

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Grazie Simone per il tuo articolo, lo sento “colorato” come lo è ora la tua casa. Mi piace pensare che al mattino, in cui la memoria non è ancora tornata al lavoro, intorpiditi dalla notte più o meno facile, visti i tempi, vi fate sorprendere da inedite opere di armonia interiore espresse in colori e con gratitudine, gli angoli della bocca vanno all’insù! L’abitudine rendeva le pareti fisse, ora le muove con circonvoluzioni di colori in una danza morbida, roteante ma lenta, di beatitudine…
Grazie per avermi fatto pensare a questo piccolo museo familiare. Mi piacerebbe volare per poterlo vedere…
Posso spingermi a chiedervi una cosa? Nella mia fantasia, inceppata più del sostenibile in questo periodo, ho immaginato i tuoi figli che, scorrendo lungo le loro creazioni aggiungano parole, risate, racconti sgomenti o silenzi alle pareti piene di nuovo e ci raccontino così da quali luoghi interiori lontani o vicini provengano i loro/vostri disegni…
Mi riferisco ai tuoi figli perché credo che i bambini abbiano ancora il sacro dono della verità senza timori, della sintesi acuta e interessante, della freschezza di sguardo e la capacità di ricordare, a noi cosiddetti adulti quanto è bello stare leggeri sopra pensieri di gioia!

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