L’olmo morto e altri commenti
Riportiamo in questo articolo commenti e riflessioni giunti a noi da alcuni partecipanti alla camminata organizzata alla Casa dell’Ecologia Umana, amici che ringraziamo per il contributo inviato.
I testi di riferimento de “ABITARE LA TERRA”, rielaborati da Silvio Castiglioni, sono:
Gilles Clement: “Terzo paesaggio” – passim
W.G. Sebald: “Le Alpi nel mare” ” Camposanto” – passim
Werner Herzog: “Sentieri nel ghiaccio” – passim
Antonio Moresco: “Canto degli alberi”, “Coro degli alberi” – passim
Andrea Zanzotto: “Filò” – passim
Frammenti di brani da: Giorgio Caproni, Nino Pedretti, G. I. Gurdjieff, Wislawa Szymborska
La meditazione sull’olmo morto è di Andrea Fazi
Il percorso di sabato è stato semplicemente meraviglioso. Unire le parole di Silvio Castiglioni alla natura è risultata un’esperienza sensoriale e emotiva incredibilmente bella. Chiara d.A.
Ciò che mi ha colpito maggiormente della descrizione del sentiero sensoriale che ci avete consegnato è la compresenza di analisi e di sintesi, di particolare e universale, espressione autentica della nostra dimensione.
Grazie ancora di cuore per la bellezza che ci avete offerto oggi pomeriggio. Simonetta L.
Volevo ringraziare per il bellissimo pomeriggio che ci avete regalato sabato scorso. È stata una piacevolissima esperienza il percorso contemplativo, in silenzio, in mezzo ai colori e ai profumi della natura. Il piacere di scoprire la sua ricchezza di particolari ad uno sguardo più attento.
La sensazione che mi sono portata a casa é il profumo di menta che si sprigionava al nostro passaggio sotto le chiome d’argento degli ulivi.
Tantissimi complimenti per il percorso sensoriale alla casa dell’ecologia, per l’attenzione e la cura con cui è stato pensato e creato. Non vedo l’ora di poterlo rivivere, magari in solitaria, per gustare ancora di più le suggestioni di quel magico posto. GRAZIE! Sara S.
Uno degli angoli del percorso sensoriale che più mi ha colpito è stata la meditazione sull’olmo morto che tanto ha dato nella sua vita e tanto continua a dare, in un ciclo senza fine e pieno di senso. Perché il concetto di morte l’uomo lo associa alla “fine”, e invece nella legge che governa l’universo e la natura, è trasformazione, dimensione diversa dell’essere, appena intuibile con i parametri spazio temporali in cui viviamo. Ma se è così potrà farci mai paura la morte? È la sofferenza che ci spaventa, il passaggio, ed è importante prenderne consapevolezza, così come il rumore dell’autostrada è quell’elemento di disarmonia che ci permette di non dimenticarci che la nostra vita è fatta di ostacoli da superare e trasformare, svolte da prendere, pesi da portare e sfide da affrontare. E così ho sentito particolarmente pieno di senso anche il pensiero che “la mia vita non sarà stata vissuta invano se sarò riuscita ad alleggerire e a portare anche il peso dell’altro” E questo per me è l’altro aspetto della circolarità della vita, intesa come scambio di vissuti, condivisione di pesi, sguardi che ognuno può accogliere su di sé e rivolgere sull’altro. Fare circolare la vita, perché solo nell’ immobilità si muore veramente. Francesca M.