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Meditazione #8 – La lezione dei licheni
"la cooperazione ha una potenza generatrice superiore"
a cura di Monica Febo – meditazione di Marina Mazzanti
testo estratto dal libro “La nazione delle piante” di STEFANO MANCUSO(*)
(Leggere l’articolo e poi ascoltare la meditazione in fondo all’articolo)
La nostra idea di come funzionino le relazioni naturali è, in genere, basata sulla semplicistica e arcaica nozione che in natura valga la legge del più forte. Crediamo che la cosiddetta legge della giungla sia il motore attraverso il quale si selezionano “i migliori”. Ed è del tutto improprio che a sostegno scientifico di questa idea assurda si citi la teoria dell’evoluzione di Darwin.
La teoria dell’evoluzione sostiene la sopravvivenza del più adatto, non del migliore, del più forte, del più grosso o del più spietato. Poiché è impossibile prevederle, Darwin non redige mai una lista contenente le caratteristiche che deve possedere il più adatto. E’ la volgarizzazione del pensiero di Darwin, ad opera di alcuni discutibili interpreti della sua opera, i cosiddetti “darwinisti sociali”, ad identificare “il migliore” con il più forte, il più astuto, o chi prevale senza pietà nella lotta per la sopravvivenza.
L’idea che le relazioni naturali siano riconducibili a quelle infantili rappresentazioni in cui il pesce grosso mangia quello più piccolo, non è solo sbagliata, è ingenua. Le relazioni fra i viventi, infatti, sono incredibilmente più complesse e governate da forze molto diverse dalla semplice competizione immaginata dai darwinisti sociali. Fra queste, quella che Piotr Kropotkin, filosofo, scienziato, teorico dell’anarchia, chiamò la tesi del mutuo appoggio. Nel 1902 Kropotkin dava alle stampe Il mutuo appoggio come fattore dell’evoluzione, un celebre trattato nel quale sosteneva, sulla base di esempi tratti dalla storia naturale, che era la cooperazione, il “mutuo appoggio”, appunto, e non la competizione, il fattore determinante il successo della specie. Competizione o cooperazione, dunque? Sebbene a prima vista sembri una questione cui non è facile rispondere, tuttavia è vero che la cooperazione ha una potenza generatrice superiore.
Rivolgendo lo sguardo alla miriade di relazioni che governano i sistemi naturali, si trova davvero dappertutto il “mutuo appoggio” (oggi chiamato simbiosi): l’impollinazione è la più evidente.
Tra i molti altri possibili esempi, prendiamo i licheni, organismi tanto straordinari quanto sconosciuti alla maggior parte di noi. Quelle macchie colorate di bruno, arancio, giallo, che crescono con lentezza estenuante sulle rocce, sui monumenti, sui muri e, in generale, in luoghi nei quali non si penserebbe mai che la vita possa attecchire, sono in realtà una simbiosi strettissima tra un fungo e un’alga, i cui destini sono così interconnessi da creare una nuova specie. Fungo e alga traggono reciproco vantaggio da questa fusione: il fungo utilizza i composti organici prodotti dalla fotosintesi dell’alga e quest’ultima ne riceve in cambio protezione fisica, sali minerali ed acqua. Inoltre, lo stare insieme garantisce ai due un tale numero di nuove capacità, che si stenta quasi a crederci. Fra queste, la possibilità di resistere a qualunque condizione avversa. Né il fungo, né l’alga sarebbero mai in grado, da soli, di sopportare le condizioni estreme alle quali i licheni prosperano. In Antartide, dove si trovano soltanto due specie di piante da fiore, i licheni, grazie alla loro resistenza al freddo, sono presenti con centinaia di specie diverse. Nei deserti più aridi del pianeta, pochi millimetri d’acqua all’anno sono sufficienti ai licheni per sopravvivere.
Grazie alla cooperazione, la vita ha imparato ad ottenere risultati che altrimenti non le sarebbe mai stato possibile raggiungere.
ascolta la meditazione#8 (14′)
(*) Stefano Mancuso, scienziato, dirige il Laboratorio Internazionale di Neurobiologia Vegetale dell’Università degli Studi di Firenze. Brano estratto dal libro La nazione delle piante, Laterza, 2019 (anteprima)