Ascolta e Respira

di Matthias Canapini

In cammino con Silvio Castiglioni
il 15 o 16 Maggio 2021 (in base al meteo)
Nel pomeriggio Silvo Castiglioni ci accompagnerà con le sue letture,  camminando per queste colline fino alla Casa dell’Ecologia Umana,
dove si inaugurerà il sentiero sensoriale all’interno del perimetro della Casa.

Prenotatevi

 

Un viandante cercò risposte lontano, ma si accorse che la verità era una nuvola schiacciata a terra; era preghiera e raccoglimento, erano passi lenti in moti ordinari. Si inerpicò sulla vetta della montagna: Ūpar, ūpar. Sedette nel buio del bivacco e si raccolse dentro sé. Frammento divino di esplosioni cosmiche.
Trovò pace nell’io distrutto, finalmente cieco d’egoismo. Accese un lumino per Santa Lucia, martire siracusana protettrice della vista e della luce. Vide l’energia propagarsi nell’oscurità e chiuse gli occhi. L’erba che calpestò fu un orgasmo di profonda vita. 

 

Affacciandosi dal balcone di Casa dell’Ecologia Umana si vede il mare. Uno spicchio azzurro incastrato tra due verdi pendii lontani, che a volte brilla di luce propria, altre volte si confonde con il cielo e raramente viene inghiottito dalla nebbia che sale, sale e colora il mondo di bianco panna. All’alba, la chiesetta di Roncosambaccio, è una cattedrale dorata priva d’eco. Dall’alto della collina, svariate forme di vita intonano il loro canto: oche e galline ruspanti, passeggiatori, le fronde degli alberi smosse dalla brezza.

Qui, un pugno di amici, con pochi mezzi, sta dando vita ad un piccolo percorso sensoriale, affinché autoctoni, disabili, adulti, stranieri e bambini possano camminare e coltivare il proprio silenzio. L’itinerario si snoda lungo il perimetro esterno del terreno, toccando più morfologie ed elementi metaforici.

Parte (o finisce) in prossimità del cancello d’ingresso; superando due prugnoli ci ritroviamo nel “fitto” dell’uliveto, foresta-rifugio che concede riparo ma che impedisce allo sguardo di vedere un “altrove”: è il primo passaggio dell’esistenza, ossia quello che dall’utero della madre ci conduce al mondo esterno.

Superando l’uliveto gli occhi hanno finalmente modo di vedere e osservare, spaziando nella radura libera. Tagliando longitudinalmente lo spazio troviamo un angolo della casa particolarmente quieto, armonico, dove potersi rilassare e meditare un primo momento, prestando attenzione a ciò che vibra intorno: il biotopo, le canne di bambù, le querce guardiane.

L’itinerario prosegue in salita, fiancheggiando i noci e superando tre canaletti, ossia le difficoltà, gli ostacoli, i contrattempi quotidiani. Ogni canaletto verrà oltrepassato da una sorta di “ponticello”, così da figurare il legame, lo sforzo, il dialogo tra una sponda e l’altra; congiunzioni tra i vari, altalenanti momenti del nostro vivere.

All’arrivo, nell’angolo sud-est della casa, troveremo i frutti, il ristoro, la gratitudine, che in questo frammento ha la forma dell’orto, della vigna ma anche dell’orizzonte che si staglia oltre la recinzione, oltre le colline adriatiche, fino al monte Conero (Ancona). Alle spalle rimangono tante cose, compresi i giovani alberi piantati di recente: dunque i semi, i figli, le tracce inevitabili che lasciamo camminando.

Nei pressi del forno, simbolo di comunità, pane e comunione, ritroviamo la moltitudine arborea, ma a differenza dell’uliveto (esseri distinti ma uguali nella “specie”), qui ci rapportiamo con la diversità. Esseri viventi di varia natura: corbezzolo, sorbo, fico, nespolo, quercia. Essi respirano lo spazio, e di pari passo l’armonia ed il caos. Armonia prodotta dal suono delle campane che galleggiano al vento. Caos generato dal rombo costante dell’autostrada: il rumore che fa ogni giorno il mondo ed i nostri pensieri reconditi.

L’itinerario da qui in avanti finisce e ricomincia, ricomincia e finisce, a simboleggiare la ciclicità del tutto. Abbiamo l’opportunità di eliminare ciò che fa rumore, ma anche, per chi volesse, soffermarsi nella sofferenza, restare in bilico tra la bellezza e la sgradevolezza.

Poesie ed ometti in pietra (sassi impilati che indicano la direzione), leggibili e visibili a punti alterni, caratterizzano la passeggiata. Ciò che arricchisce la vita, nel bene e nel male, è la capacità di meravigliarsi e commuoversi, riscoprendo una dimensione comune. Il buio è calato come una coperta di lana sporca. Le voci della notte si confondono con le Pleiadi. Le stelle fungono da foro per intravedere la luce celeste.

 

Ascolta e respira.
Lasciati guidare dai piedi attraverso suoni, simboli e parole.
È il tempo della cura. Buon cammino!

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