Estinzione umana? L’opinione di un naturalista 3/3

Noi abbiamo la scelta: siamo un cancro che potrebbe decidere di non esserlo più.

Se ci giudichiamo per quanto abbiamo fatto alle altre specie, a noi stessi, al pianeta, meritiamo mille volte l’estinzione, dopo di noi tornerebbero libere le foreste, gli oceani, le tigri e i gorilla, le balene e le farfalle.

Ma se potessimo agire secondo raziocinio (di cui facciamo un uso sconcertante, capaci di strappare segreti agli atomi ma incapaci di darci quei limiti di cui abbiamo necessità estrema) sapremmo che una specie così particolare è una delle caratteristiche di questa Terra. Poniamo il caso ci fossero centinaia di mondi con vita, nel cosmo, e noi fossimo i Direttori del Parco  Cosmico delle Specie Viventi….non vorremmo conservare una specie che ha la letteratura, che ha la musica, che sa riflettere sul senso della vita, che ha emozioni e pensieri complessi?

Vorremmo conservare il lombrico perché è quello che è ed è unico, ma vorremo conservare l’Uomo perché è unico.

Pericoloso ottuso cieco arrogante maligno egoista opportunista vile…ma capace di avvicinarsi a Dio (io non sono credente) in alcune sue espressioni ed istanti di vita

Oggi io voterei per la sua estinzione, se fossi nel consiglio d’amministrazione del Parco Cosmico. Ma mi dispiacerebbe molto.

Conosco gli animali e le piante, e pur sapendo che non sapremo mai davvero quanto sono straordinari, so che l’Uomo ha una sua specificità che non può essere paragonata a nessuna altra forma vivente.

Ma la catastrofe ambientale non ci estinguerebbe. Noi siamo capaci di vivere in condizioni che noi stessi dichiariamo “disumane”. Siamo sopravvissuti da schiavi, da soldati in guerra, da mendicanti, da malati, da morti di fame, da migranti, da esiliati, da internati nei campi di concentramento o di rieducazione, siamo capaci di resistere a condizioni che annichilerebbero moltissimi animali.

Non sarà l’estinzione, purtroppo, sarà peggio.

Sarà la cancellazione delle norme sociali. Sarà il doversela cavare comunque, con le carestie, le alluvioni, il degradare delle strutture socioeconomiche, sarà violenza, sarà l’abbandono di quei progressi civili che ora, imperfettamente, garantiscono i meno forti e meno potenti.

Quel che chiamano “medioevo prossimo venturo”. Ma peggiore.

Ma non sarà estinzione.

Se siamo il cancro del mondo, sappiamo che spesso il cancro ritorna, e che non si arrende.

Ma noi abbiamo la scelta. Siamo un cancro che potrebbe decidere di non esserlo più, decidere di tornare ad essere armonioso col resto dell’organismo.

Andrea Fazi

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