“Laudato si”: vedere le connessioni
di Daniela Pavoletti
“Il nostro stesso corpo è costituito dagli elementi del pianeta, la sua aria è quella che ci dà il respiro e la sua acqua ci vivifica e ristora” (Laudato si’; 2)
Ho quella che si definisce una formazione umanistica: diploma magistrale, laurea in Lettere moderne, studi di Filosofia e alle spalle più di vent’anni come insegnante di Lettere; lo sguardo con cui leggo la realtà e analizzo le esperienze è indubbiamente il frutto di un percorso ben preciso, ma sono attratta dalle scienze, che cercano con metodo e disciplina di comprendere il più possibile l’esperienza umana. Da questa lente doppia nasce la riflessione sull’Enciclica di Papa Francesco che proprio oggi compie cinque anni.
Nel suo libro “La grande cecità”, Amitav Ghosh afferma che la Laudato si’ appartiene “a un ambito cui pochi altri testi possono aspirare, quello in cui le parole provocano cambiamenti nel mondo reale” (La grande cecità, Neri Pozza Editore, Vicenza, 2017, p.182); a mio avviso il cambiamento più radicale che questo documento ha iniziato a produrre è costringere ogni uomo ad avere uno sguardo nuovo sul mondo ed in particolare una sguardo che sappia cogliere le infinite connessioni esistenti fra ciò che abita la Terra.
Percepire il pianeta come una casa comune trasforma la relazione fra gli uomini e quella fra gli uomini e tutto ciò che esiste: la diversità di ciascuno, la molteplicità di ruoli e funzioni che ciascuno può avere, l’infinita varietà di forme in cui si manifesta la vita non possono prescindere dal fatto che ogni singola azione scatena conseguenze che riguardano tutti e tutto.
Parlando di San Francesco, il Papa scrive: “In lui si riscontra fino a che punto sono inseparabili la preoccupazione per la natura, la giustizia verso i poveri, l’impegno nella società e la pace interiore”, tutti aspetti che sono intimamente connessi l’uno all’altro e che non si possono perseguire separatamente.
La fisica quantistica ha introdotto nell’ambito del sapere umano conoscenze che hanno avviato una nuova fase nello studio della materia; fra i fisici che hanno contribuito a questo cambiamento ci fu Werner Heisenberg che mise in discussione la possibilità di una conoscenza oggettiva e sostenne che la realtà non esiste fino a quando non viene osservata. “L’idea di un mondo reale oggettivo le cui parti più piccole esistono oggettivamente nello stesso senso in cui esistono le pietre o gli alberi, indipendentemente dal fatto che le osserviamo o meno … è impossibile”, ha scritto.
Le mie conoscenze scientifiche non mi consentono di scrivere altro ma l’idea che la realtà non sia misurabile con precisione infinita e che sia invece solo una infinita possibilità che un osservatore può rendere reale mi affascina incredibilmente e soddisfa il mio bisogno di coerenza interiore, offrendomi una soddisfacente chiave di lettura della mia esperienza umana.
Osservo la realtà per ciò che può diventare, per la sua possibilità; questo dà un potere creativo alla mia libertà e carica le mie spalle di un peso: scegliere cosa e come guardare.
Ora, Papa Francesco ha scelto di rivolgersi “a ogni persona che abita questo pianeta” con un linguaggio e uno stile sobrio, estremamente chiaro, capace di affrontare argomenti complessi con semplicità; per questa ragione tutti possono comprendere il contenuto dell’enciclica e tutti dovrebbero leggerla.
L’invito che arriva dalla Laudato si’ è urgente, ogni riga è un inno alle connessioni, alle interdipendenze, ogni paragrafo è un richiamo a considerare la dignità di ogni creatura e la necessità di un’ecologia integrale che comprenda le dimensioni umane e sociali ma l’urlo limpido di Papa Francesco non avrà esito se ciascuno di noi non sceglierà di diventare un osservatore nuovo, con occhi nuovi.